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Donne di pietra 8 Marzo 2018: Euippa e Maria D'Enghien

Partecipare in qualità di ospite alla serata organizzata dal Club Lyon Host di Lecce, in onore della donna, l'8 Marzo 2018, mi consente di portare il mio personale tributo alle “donne-regine” della nostra città: due  composizioni  in versi  che narrano, in prima persona, sotto forma di io poetante, la storia , rispettivamente, della leggendaria EUIPPA e della storica prima grande regina  di Lecce, Maria D’Enghien, figura straordinaria per lungimiranza politica, amor di patria, coraggio e spirito civile. Le due composizioni fanno parte della sezione DONNE DI PIETRA della mia più recente raccolta di versi dal titolo SOLE SULLA TERRA ( YOUCANPRINT 2017) che nell'ambito del II Premio Internazionale Cumani Quasimodo, Presidente di Giuria Alessandro Quasimodo, ha ricevuto menzione al merito nella sezione dedicata ai libri editi con  MENZIONE SPECIALE SEZIONE FARETRA "Per la qualità complessiva della proposta letteraria". La prima composizione dedicata ad EUIPPA, donna amazzone fa da  ouverture alla ballata dedicata a MARIA D’ENGHIEN, che narra, in versi, l’avvincente storia della regina di Lecce, in un intreccio affascinante d’amore, guerra e politica…   

EUIPPA

“Ospite, vieni,  a te vo’ presentarmi     1

 io son Euippa di Malennio figlia         

sposa di Idomeneo, il re di Creta

di Dauno son sorella che qui posa

accanto a noi su questa porta antica.*

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Il nome che io reco ti ricordi                  6

che fui donna gentil ma di coraggio

mai venne meno lo spirto ardito

quando tra balze e rivi cavalcava

al fianco dell’amoroso mio marito

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con il poeta ch’ebbe qui i natali              11

dirò che anch’io “tria corda” coltivai

chè qui i Messapi e i Greci e poi  i Latini

furon le fondamenta del mio nido

Rudiae, terra di santi e di poeti             15

lasciai allorquando Idomeneo sposai

 Creta m’accolse e ‘l culto della Madre

ch’è nei simboli dell’antica Europa

vincolo sacro d’amore e di  vita.

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Donna amazzone si ma non guerriera    19

invitta addussi pace ai patri lidi

e fertile di messi, viti e figli

la terra feci al canto di Cibele.

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O Terra sacra che donasti canti            23

pietà di sepoltura e riti sacri

fondendo civiltà arte e cultura

Roma ti circondò di queste mura.

.....................................................”

1 e seg.- *  “Porta Rudiae” prende il nome dall’omonima città che diede i natali, nel 239 a. C.,  a Quinto Ennio, uno dei più grandi poeti di Roma. Attualmente nella zona  archeologica dell’antica Rudiae si possono intravedere un ninfeo, un ipogeo funerario, diverse tombe ed un piccolo anfiteatro.

Sui lati del portale, è possibile ammirare, i busti in pietra di Malennio, fondatore e primo re della città, dei suoi figli Dauno ed Euippa, di Lizio Idomeneo, re di Creta, sposo di quest’ultima.

6 e seg.- Euippa è nome di derivazione greca formato dal prefisso “eu”che significa “buono”e dal sostantivo “ippos” che significa “cavallo”

11 e seg.- Quinto Ennio, a detta di Gellio “tria corda habere sese dicebat, quod loqui graece et osce et latine sciret”........

15 e seg,- Affabulazione sul mito del culto della Dea Madre presente in segni energetici e vitalistici per tutto l’arco  temporale che va dal paleolitico al neolitico nell’isola di Creta, isola nella quale la presenza femminile era associata ad un significato altamente simbolico e divinizzato come dimostrano gli studi di Gustav Lotz, Marija Gimbutas e Riane Eisler che rintraccia nella civiltà minoica e nel culto della Madre le fondamenta di una cultura della pace successivamente stravolta dall’irrompere delle divinità guerriere della civiltà micenea.

19 e seg.-L’unico culto pubblicamente riconosciuto in Puglia e derivato dai rapporti della nostra regione con la Grecia e l’Oriente fu quello di Cibele, la Grande Madre degli dei, di origine frigia, integrato nel culto pubblico, a Roma, durante la difficile congiuntura della seconda guerra punica.

23 e seg.- Famosi i dolmen, i menhir, i complessi ipogei della nostra regione testimoniano un culto dei morti radicato e dalle antichissime radici. Nella cultura iapigia il seppellimento dei cadaveri veniva praticato regolarmente con i defunti deposti sul fianco con gambe e braccia flesse, in fosse rettangolari coperte di ciottoli o lastre di pietra spesso sormontate da un tumulo di pietre mentre i neonati venivano deposti in vasi dal rozzo impasto.

Indicazioni bibliografiche:

Massafra A./Salvemini B. Storia della Puglia 1  Bari 1999

Riposati B. Storia della letteratura latina edizione  Milano/Roma 1974

www.url.it/donnestoria/testi/creata/deamadre.htm

http://www.trovasalento.it/monumenti/lecce9.htm


Maria d’Enghien

“Mia canzonetta, porta esti compianti  1

a quelli che ti vonno dimandare

chi fue  Maria d’Enghien bella regina

di Ladislao crudel  misera sposa

che nessun uomo mai potè piegare.

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Al mondo venni che le tre province  6

erano strette da unico emblema: 

-Quattro delfini in atto di scherzare

a cerchio posti, Pallade ad onorare

le chiome sciolte e sul sommo del capo

in atto di vigilare, fiero, il drago-

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Quell’emblema sembrò farsi destino  12

per me, figlia di conte e già signora

quando Luigi venne dalla Francia

e nel ricordo mi sovviene ancora

che l’Angioino fè di me la preda

ambita in una singolar tenzone

della quale io fosi guiderdone.

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Foco d’amor al cor gentil s’apprese  19

pel valor di Raimondo dolze amato

e dell’Orsini tal malìa mi prese

che tutti li suoi averi elli mi dese.

Torre di Bello Luogo voi mirate  23

poi che di me vi sia, d’allor,  membranza

allor che ginocchioni in umiltate

prìava riveder quella sembianza

dell’omo dolze  di cui aggio ancor disianza.

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Elli ebbe da lo re lo principato  28

lo più vasto, di Taranto nomato

ma sanza ch’ei facesse niuno torto

al principato  assedio poi fu porto

e Ladislao imperò che lo adorato

Raimondo mio fosse, me lassa,  morto.

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Io stessa dopo la sua sepoltura  34

misi l’elmo e mi posi l’armatura

chè sanza lui non poteria gaudire

e in core volli Lecce sua servire

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Per mia e per l’onore de la terra  38

  lo barone  Maremonte di suo cuore

 al campo de lo re portò la guerra

ma fu sconfitto e cadde con onore

e ancora è noto a tutti lo valore.

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Captiva? Non sia mai! Regina fiera  42

prese me  come sposa lo re duro

e di lui no mi curai e non mi curo:

chè la prole adorata di Raimondo

avevo in core e in essi è lo mio mondo

chè ancora reindossai la veste nera.

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A Lecce mia io volli ritornare  48

e ‘ncoraggiai le arti, le fiere e la cultura

a mille vidi li sudditi aumentare

resi la legge a tutti meno dura

e mostrai dunque che la nostra sorte

si può cambiare fino a che giugne morte.

 

 

1 e seg:- Maria Teresa Tafuri, Dirigente della Biblioteca Nazionale di Bari, riferisce che Maria d’Enghien accettando di sposare in seconde nozze Ladislao di Durazzo,  uomo ritenuto dai suoi sudditi duro e crudele abbia esclamato : “ Non mende curo, moro regina!”; episodio che viene ripreso ai versi 42 e seguenti nei quali si sottolinea l’amore di madre di Maria per i figli di primo letto ed il fatto di essere rimasta nuovamente vedova ereditando il regno.

6 e seg.- Il Marciano riferisce che sino al 1481 le odierne province di Lecce, Brindisi e Taranto erano accomunate da un unico emblema “Quattro delfini che si mirano in circolo in atto di scherzare e nel mezzo di loro il capo di Pallade con le chiome sciolte in quattro parti e sulla sommità e  vertice del un drago col capo e petto in atto di vigilare”.

12 eseg.-Raimondo Orsini, figlio cadetto, ottenne dallo zio, il conte di Soleto, il cognome De Balzo e prese come sua sposa la contessa di Lecce, la bella Maria d’Enghien. La leggenda narra che Maria fosse il premio ambito di un torneo cavalleresco, vinto, appunto, dal valoroso Orsini De Balzo.

19 e seg.- Raimondo orsini già conte di Soleto e Galatina, dopo aver conquistato il principato di Taranto unì con i patrimonio della sua sposa le sue terre in un unico amplissimo feudo che comprendeva l’attuale Salento ed il territorio della provincia di Matera.

23 e seg.- la strofa si riferisce alla  Torre di Bello Luogo di forma cilindrica, sorta verso la fine del sec. XIII, le cui vestigia sono visibili a meno di un chilometro da Lecce, in una traversa della vecchia via per Brindisi.

La tradizione ci racconta che Maria soggiornava spesso in quella località trasformata in luogo di “solazzo de lo signuri” e a noi piace immaginarla mentre prega, in ginocchio, nella cappella affrescata, per il suo Raimondo, spesso impegnato in eventi bellici per servire il papa che lo aveva nominato gonfaloniere della Chiesa.

28 e seg.- Come si è già detto, Orsini Del Balzo divenne principe di Taranto ma ben presto scoppiò una rivalità con Ladislao, re di Napoli e durante il lungo conflitto, Raimondo morì

34 e seg.- Si narra che Maria non dandosi pace per la morte dell’adorato sposo, indossasse ella stessa l’armatura e guidasse e incoraggiasse gli uomini a resistere durante due anni di assedio.

38 e seg.- Ci piace citare ed immaginare quello che probabilmente fu uno degli ultimi episodi di pura cavalleria del periodo tardo medioevale: la singolar tenzone fra il barone Maremonte paladino di Maria ed il paladino di Ladislao con la vittoria di quest’ultimo.

42 e seg. Vedi versi 1 e seg con note di riferimento.

48 e seg.- Maria d’Enghien governò saggiamente dimostrando capacità straordinarie di lungimiranza ed apertura mentale: fu sua l’iniziativa di riprendere il commercio con Venezia, ripristinando lo scalo franco costituito dal porto di San Cataldo e stringendo rapporti economici con mercanti genovesi, ebrei, greci ed albanesi.

Suo inoltre fu il merito di aver voluto gli “Statuta et capitula florentissimae civitatis Litii”, esempio di oculatezza e rigore nell’amministrare la legge

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