POESIE di Maria Gabriella de Judicibus( tutti i diritti sono riservati)

Invidio il Musico Fanciullo

Il Poeta perso nei suoi Sogni

Il Danzatore Scalzo

E nessun altro uomo.

 

 NELLA CASA VUOTA

Nella casa vuota

gli orologi continuano a battere

un tempo senza  senso.

Vi cerco in ogni stanza

E, a volte, vi ritrovo.

Tu sei la mano gentile che percorre

le pagine bianche di un diario

per fermare pensieri e riflessioni

più grandi di Te,  

nati da Te,

per gli altri.

Ed io, ho ereditato questo tipo d’amore.

 

E nelle note di un trombettista di colore

Ti ascolto e nella voce ruvida e dolce

Insieme, come una carezza,

di Armstrong, c’è la Tua voce,

purissima come l’anima e gli occhi

che sono i miei come il cuore.

 

Non posso,

 da viva, 

lasciare questa casa.


IL MARE

Un uomo guarda il mare:

le orbite vuote le mani vuote

Il mare è in risacca,

spumeggia grigio.

La sabbia ribolle

sotto un cielo

plumbeo.

C’è sempre qualcosa o qualcuno

che abbiamo perduto.


ODE AL VINO

Il vino! Il vino!

Sangue trasparente come acqua di fonte,

t’avvolge in un abbraccio d’amore,

e ti riporta alla terra,

al sole, al cielo del Sud:

ed i piedi son radici

abbarbicate alla roccia

e le braccia, pampini gravidi,

pregni di vita e promesse future.

Il vino! Il vino!

Metamorfosi antica,

fusione creativa

d’antico e di nuovo,

t’ invita al sorriso,

al pensiero,

al ricordo:

e rimembri la gioia

dell’ esser bambino …

Il vino! Il vino!



Ringraziamento

 

Signore  Ti ringrazio

per queste rosse foglie d’Autunno

per il passero panciuto sul ramo

per le tonde olive succose

metà verdi e metà nere.

E Ti ringrazio ancora

per il dono della vita

nel ventre di una madre

per le lacrime inespresse

del giovane padre

per il sorriso del bimbo

ch’è stato, che è e che sarà.

Ti ringrazio Signore

Per l’affetto ricevuto

ed ancor più

per l’affetto donato

con il cuore disinteressato

che hai scelto per me.

E ancora Ti ringrazio

per ogni sorriso

e stretta di mano

per ogni abbraccio

per il fuoco del camino

e l’odore del pane

per il sonno ed i sogni

che alleviano i pensieri

oggi come ieri.

 

 

 

Madre 

 

Madre che nascondi

il tuo esser donna

nella fragilità del verso

e affronti il vento

portandomi in braccio

io Ti ringrazio per la Vita

e ancor di più per la Poesia

che della mia vita

è la parte migliore

e Ti ringrazio per il sorriso

e per la ruvida carezza

contro l’asprezza

del calvario quotidiano


TORNEREMO

Torneremo liberi

e i prati saranno ancora verdi

sotto i nostri passi.

Torneremo giovani

e i denti saranno forti

e bianco il sorriso.

Torneremo felici

e ci accorgeremo

del cielo azzurro

su di noi.


NELLE TUE SCARPE

Faticosamente, arranco

con queste tue scarpe

sciupate dal tempo

e  dalle intemperie.

E nell’avanzare, avverto

la tua fatica,  in ogni passo


LINEA DI CONFINE

L’impotenza è il limite del muro

l’orlo scivoloso del dirupo

I polsini lisi della camicia

lo sguardo umiliato

del cane battuto.

Riavvolgendo il nastro

per trovare la strada di casa

per  tornare alle origini

per scavare le radici

e abbeverarmi alla fonte

primigenia della vita

mi taglio sui cocci di vetro

di un passato mai passato

e trovo il miele dei sorrisi

di chi, riamata,  ho amato

per levigare le ferite

medicare piaghe

raccogliere sospiri.


PER TE

Voglio parlare di te

Perché chi non ti conosce

Possa farlo

 E chi t’ha conosciuto

Possa ricordarlo

Voglio parlare con Te

Per sentirti vicino

Per lenire

Il silenzio della notte

Per consolare

 Il cuore


MAMMA BEDDHA MIA

Ci lu core me pisa an piettu

comu nn’ancora disancorata

ca s’ha ‘nfundata  a  ‘mmare

crisciu ca nun c’è  regettu

de sta pena ca me rode

a tutte l’ore.

Te nda sciuta chianu chianu

Mamma mia

hai  chiusi l’ecchi

hai dittu “ vado”

e ddhu vasu ca tia ddare

l’aggiu datu alla manu

ca me ncarizzava

e ca screia

te Prosa e te poesia

subbra  ddr’agenda toa…

Una noa

nu tte la ccattu st’annu

Beddha mia

ca l’urtima pagina

te l’aggiu scritta ieu

cu te salutu.

E nun ci crisciu ‘ncora.


Ultimo abbraccio

Nell’abbraccio al nipotino

il miracolo di un figlio tornato

dal limbo dei bimbi perduti

E’ il dono della vita

che tu m’hai donato

ed io a mia figlia

e lei al piccolo fiore

che oggi, t’illumina il viso

Mamma!



ODE alla foresta urbana     di Maria Gabriella de Judicibus

sestine•, formate da quattro settenari• piani a rima alternata• e due a rima baciata•, seguono lo schema

Oh  tenera pietraia A

 del bel Salento  mio, B

ecco al fin che al tuo seno A

è ancor  chiara la  ghiaia!B

Risplende azzurro il cielo!C

 Di commozione un velo C


agli occhi nostri sale: A

chè la Natura Vince B

su ogni altro male A

se amor di figli stringe B

le braccia intorno al corpo! C

E torna verde l’orto C


torna a cantare il rivo

e tra il verde più folto

tutto ritorna vivo

e dimentica il maltolto:

l’ignoranza malata

di una razza dannata….


“Foresta urbana” insegna

che  c’è ancora speranza

per questa terra pregna

di fumo e non sostanza

perché finchè un bambino

sarà nel suo destino


la Madre sarà viva

e perché cresca sano

lo condurrà alla riva

sul palmo della mano

e udrà ancor gli uccelli

e il gioco dei fratelli


potrà piantar virgulti

giocare tra gli anfratti

lontano dai tumulti

d’amor far sogni astratti

potrà frutti assaggiare

la sete dissetare


all’ombra  e  sotto il sole

fanciulle corteggiare

raccoglier rose e viole

per poterle donare

e perpetrar la Vita

ch’è Favola Infinita!


 

1-NULLA DI CERTO


Nulla di certo

oltre il mio sentimento

ti prometto domani.


Amore e  amicizia

non son poca cosa:

        è il Tutto.

Tutto ciò ch’è umano

e che ci appartiene

e possiamo donare.


Il resto è sgomento.


2- Accorgermi


Accorgermi,

nell’attimo esatto

in cui t’ho perso,

di amarti tanto


È la mia pena



3-Non ne so parlare

 

Non ne so parlare

di quest’amore multimorfico

con denti aguzzi

come quelli dei lupi

o dei fauni fanciulli, nel bosco,

perduto nelle oniriche

fantasie muliebri,

assonnato o affamato

sempre malvivo

senza un solo nome.

e senza un solo senso

Quest’amore forsennato

che assale ad ondate

e sommerge ed annega

o consola e ti salva



4 Il filo d’Arianna


Riavvolgendo il nastro

per trovare la strada di casa

per  tornare alle origini

per scavare le radici

e abbeverarmi alla fonte

primigenia della vita,

mi taglio sui cocci di vetro

di un passato mai passato

e trovo il miele dei sorrisi

di chi, riamata,  ho amato.

.


5- Nel tuo sorriso

 

Perdermi vorrei

nel tuo sorriso

tu,  che sorridi al mondo,

senza vedermi.

 

 

 

La verità è che io non posso credere che tu sia morta.

Sei stata così tanto tempo al mio fianco, dentro di me, a vegliare su di me

Che penso che si tratti solo di un breve distacco, uno come  tanti già trascorsi

E poi io ti chiamo e tu ci sei o tu mi chiami e io ci sono

Dimmi che è così, Mamma.