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IL BAMBINO DI SERIE "A"


Sono un bambino nato in serie Z che si è sempre creduto un bambino di serie A. 

Un bambino di serie Z nato in periferia e figlio di un uomo violento e di una madre incapace si sarebbe arreso all’evidenza ma io, convinto di essere un bimbo di serie A, guardavo tutto ciò che accadeva intorno ame con distacco, come fosse la scena di un film o la vita di un altro. 

Così andavo  a scuola con un sorriso e non lasciavo che niente e nessuno me ne privasse. Chiesi alla maestra di rimanere a studiare a scuola. Lei indagò sul perché di quella richiesta. Andò a fondo e scoprì la verità squallidissima della mia situazione famigliare.

 Ero il primo della classe e lei riuscì a farmi avere un posto in un collegio gestito da religiose che ospitava orfani.

 Il giorno in cui mi accompagnarono lì fu memorabile. Non avevo mai visto un posto così! C’era un giardino con una grande fontana al centro, due rampe di scale con un colonnato e fiori ovunque. Amo i fiori: li annuso, li ammiro, mi danno serenità e sono un esempio di armonia. 

Ci venne incontro una signora che mi sembrò bellissima: sembrava la statuina della Madonna che c’era a scuola ma la sua pelle era ambrata, color nocciola dorato come le mani, piccole ed eleganti, con dita affusolate e unghie curate. 

Sorrise e mi chiese: - Come ti chiami?- Io, prontamente, risposi con il mio nome. Il nome di un bambino di serie A. –Sono Filippo- dissi, con sicurezza. – Filippo?!- lei chiese con aria imbarazzata al mio accompagnatore  che precisò come mi chiamavano mio padre e mia madre e a scuola.

 – No. Sono Filippo.- ribattei con fermezza. 

Lei sorrise, si chinò, mi guardò negli occhi, mi fece una carezza.

- Capisco. Si. Tu sei Filippo e io sono Madre Maria Lucia-

 Poi mi prese per mano e accomiatò il mio accompagnatore

.- Va tutto bene. Può andare- gli disse. 

Ci incamminammo lungo un corridoio luminoso. Anche lì c’erano tante piante verdi e fiorite e così trascorse la mia seconda vita di adolescente di serie A, tra quelle mura benedette da Dio che una nuova “madre” di buona volontà mi aveva regalato. 

Anch’io sono nata con un altro nome- lei mi disse nel nostro primo illuminante incontro.- Ma poi ho deciso di “firmare” la mia vita con un nome che avevo scelto e nel quale mi riconoscevo e, soprattutto, il Mondo mi avrebbe riconosciuta-.

 All’Istituto trascorsi anni molto produttivi per il mio futuro. Era possibile praticare sport, studiare, partecipare a laboratori di tutti i tipi: dal giardinaggio all’informatica, dalla falegnameria alla meccanica. Studiavo e lavoravo senza smettere un attimo di pensare a ciò che mi sarebbe stato più utile per crescere bene. 

Anche i problemi, che, inevitabilmente, quotidianamente, mi si presentavano erano fonte di nutrimento spirituale: “Per aspera ad astra” m’ero stampato sul muro al capo del mio letto, proprio sotto il crocifisso in legno che sormontava i letti di tutti i miei compagni di dormitorio. 

Finchè ci fu Madre Maria Lucia io rimasi in quel luogo eccezionale con mia grande fortuna. Quando avevo bisogno di un consiglio, sapevo che Lei c’era sempre. Quando era impegnata in una delle sue mille attività, mi faceva un piccolo cenno col capo e io sapevo che prima o poi mi avrebbe fatto chiamare per parlare un po’. 

Il sorriso di Madre Maria Lucia non si spense nemmeno quando, un giorno del mio sedicesimo anno di età, mi presentò una coppia di anziani signori benestanti, dicendomi che sarebbero stati loro a prendersi cura di me, d’allora in poi.

 Mi fidavo di Madre Maria Lucia e compresi ben presto il perché di quella decisione: Lei sarebbe stata trasferita a dirigere un nuovo Istituto in Africa e non avrebbe più potuto vegliare su di me. Quello fu l’ultimo suo atto d’amore nei miei confronti, anzi verso “Filippo”, il bambino di serie A che Lei aveva accolto e riconosciuto. Aveva selezionato i genitori più adeguati alle mie aspettative: sereni, solidali, accoglienti. Non li ho mai chiamati “ mamma” o “papà” ma nel pronunciare il loro nome di battesimo, ho cercato sempre di aggiungere un’inflessione di serenità e gratitudine alla mia voce. 

Naturalmente ho continuato brillantemente gli  studi fino alla laurea “cum laude” e ho praticato sport all’aria aperta che hanno contribuito a fortificare il mio fisico mantenendolo sano. “Mens sana in corpore sano” era l’altra massima latina che mi ricordava Madre Maria Lucia. Quando il mio padre biologico fu allontanato da casa e perse la patria potestà per “crudeltà mentale e ripetuti maltrattamenti” e la mia madre naturale, ormai libera dal suo condizionamento, firmò l’assenso all’adozione, Anna e Piero divennero i miei genitori, mi diedero il loro cognome e, alla loro morte, avvenuta tragicamente per un incidente d’auto, mi lasciarono unico erede dei loro beni. Avevo solo 26 anni quando divenni, finalmente, ciò che avevo sempre saputo, in cuor mio, e per cui avevo lavorato tanto: un cittadino di serie A, con un nome, un cognome e una posizione sociale all’altezza. 

Ora mi restava più dell’intera metà della vita per restituire al destino ed alla società ciò che mi avevano donato. Così utilizzai la mia laurea in Scienze Politiche per fondare il mio movimento civico contro la povertà e la sperequazione sociale. In dieci anni, il Movimento crebbe straordinariamente e mi sostenne nell’excursus politico che mi porto, dapprima, a candidarmi nelle politiche della mia città, poi a diventare vicepresidente della mia regione e, infine, a rappresentare i diritti degli ultimi in Parlamento. 

Ecco, questa è, in breve, la mia storia. Ritengo che dovessi raccontarvela per farvi comprendere quanto  possa  contare l’intima convinzione che ciascuno di noi può coltivare per forgiare la propria esistenza su questa terra. 

Oggi che ho raggiunto l’ultimo e più importante traguardo di questo faticoso cammino, Vi prometto, da neoeletto presidente di questa straordinaria nazione che farò tutto ciò che è in mio potere per consentire ad ogni bambino di realizzare il proprio destino, rinforzando tutte le strutture pubbliche e private che possano coadiuvare la vera democrazia a realizzarsi attraverso l’autodeterminazione personale, la libertà di pensiero, l’azione sociale che donano all’educazione solidità presente e prospettive future. 

Giustizia, solidarietà ed opportunità sociali saranno le nostre parole d’ordine,  affinchè ogni creatura,  nata in questo luogo del mondo, possa sentirsi, in ogni istante della propria vita,  un “cittadino di serie A”.

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