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MURO LECCESE, vestigia messapiche nel Salento

MURO LECCESE,  come testimonia la toponomastica, prende il nome dalle mura  messapiche che circondavano il centro storico.. Questo è testimoniato dai resti di una recinzione formata da blocchi squadrati, lunga 4 chilometri, che racchiude un'area di poco superiore a 100 ettari.
Le testimonianze dell'età del Bronzo, quali i menhir e quelle di età neolitica, confermano la presenza di insediamenti anche  pre-messapici.  
Muro Leccese però, come già detto,  fonda la sua storia sul popolo dei Messapi. Questo popolo a partire dall'VIII secolo a.C., trasformò l'abitato in un centro a carattere urbano con case regolarmente allineate lungo le strade. L'antico centro messapico era una delle città più floride e importanti del tempo. Fu completamente rasa al suolo dalle truppe romane nel III secolo a.C. Successivamente le vicende del casale ricostruito dopo questa devastazione, sono insignificanti. L'unica notizia di una certa rilevanza è quella riguardante la distruzione di Muro nel 924 da parte dei Saraceni durante le loro scorribande in territorio salentino. Nel Medioevo e precisamente nel 1156, il normanno Guglielmo Bosco fu il primo principe di Muro; in seguito Ruggero figlio di Tancredi d'Altavilla conte di Lecce, concesse il feudo ad Alessandro Gothi. Nel periodo angioino il feudo appartenne alla casata dei De' Monti marchesi di Corigliano d'Otranto.
Nel XIV secolo il feudo di Muro Leccese fu riservato alla corona. Passò dunque alla famiglia degli Orsini Del Balzo principi di Taranto, che delimitarono i confini del feudo (1438), concedendolo ai Protonobilissimo, casata di origini tarantine. Costoro furono principi di Muro fino al 1774, quando la città passò al demanio.
Nel 1797 il feudo fu concesso da Re Ferdinando al principe Antonio Maria Pignatelli di Belmonte: questa casata terrà il feudo fino al 1854, quando poi fu venduta al Cavaliere Achille Tamborino. Dal 1861 seguì le sorti della Nazione.
Particolarmente interessante è il  palazzo del Principe, edificato nella seconda metà del XV secolo sui resti di una struttura medievale del Quattrocento. Nella zona nord del palazzo è presente un fossato di una profondità di quattro metri ricavato nella roccia e nel cortile sono presenti alcune fosse granarie. L'edificio si presenta con un'austera facciata costituita da un portale, sormontato dallo stemma dei Protonobilissimo che raffigura un dragone, e da finestre e balconi di gusto rinascimentale.

Palazzo del Principe



Entrando attraverso l'androne che conduce al cortile è possibile vedere, sotto il ponte di accesso, il fossato interrato al momento dell'ampliamento dell'edificio. Nel cortile, a sinistra, un breve tratto di viottolo con silo, relativo all'abitato quattrocentesco fu inglobato nel palazzo nel XVII secolo. Sempre nel cortile è possibile leggere, grazie all'utilizzo di tipi di pietra diversi nella costruzione del pavimento moderno, l'andamento delle murature medievali emerse durante gli scavi archeologici. A sinistra del cortile si accede, attraverso un secondo ponte che scavalca il viottolo con i silos, alle stalle seicentesche che ospitano il "Museo del Borgo". Sul lato opposto, si entra nel palazzo vero e proprio tramite una porta monumentale sulla cui architrave è riportata la data 1546. All'interno, nei tre vani principali del piano terra, i più antichi del palazzo, si possono distinguere sulle pareti le originarie disposizioni delle porte e delle finestre, lasciate a vista dopo i restauri del 2002.
Dal cortile si accede nei sotterranei dove sono visibili enormi pile monolitiche in pietra leccese per la conservazione dell'olio, le finestre a bocca di lupo per la difesa del castello cinquecentesco e, infine, il vano delle carceri, ricco di graffiti ed incisioni lasciate dai prigionieri. Dal cortile si accede anche agli ambienti del piano nobile attraverso la scala monumentale seicentesca, coronata dallo stemma dei Protonobilissimo. In questo piano si trovano le camere del principe, della principessa e le sale da mensa e di rappresentanza.
Attualmente l'edificio, è in parte destinato a sede comunale, per il resto viene utilizzato come contenitore culturale. Alcune stanze ospitano il museo che raccoglie reperti medievali e quelli provenienti dall'antica città messapica, qui esistita fra il IV e il II secolo a.C.


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