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San Martino nel Salento ( e non solo)

Avendo sposato un romano, ho appreso, nella mia prima volta fuori Salento a San Martino, che per i romani l’11 Novembre è… la festa dei cornuti! Sicchè è d’uopo dare qualche ragguaglio su questa importante ricorrenza che, nel Salento, ci vede organizzare feste private ed eventi pubblici accompagnati da ampie libagioni, caldarroste e cibi tradizionali. San Martino è considerato  protettore della vite, patrono dei viticoltori, dei vendemmiatori e dei sommelier. La sua storia ha origine tanto tempo fa: a Sabaria Sicca avamposto dell'Impero romano alle frontiere con la Pannonia, l'attuale Ungheria, nel lontano 316. Il padre, tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano, e in quella città trascorse l'infanzia. Poiché un editto imperiale obbligava tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell'esercito romano, fu istruito nelle Scholae imperiali e gli furono assegnati un cavallo e  uno schiavo. Traferito in Gallia, ad Amiens, nei pressi del confine, in qualità di circitor, aveva il  compito di fare la ronda di notte e sorvegliare i posti di guardia e le guarnigioni. Durante una di queste ronde , in un freddissimo  inverno Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare (la clamide bianca della guardia imperiale) e lo condivise con il mendicante. La notte seguente sognò Gesù rivestito della metà del suo mantello militare che diceva: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era tornato intatto e il freddo era meno intenso ( da qui la leggenda dell’estatina di San Martino). Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia e da allora, il termine  latino medievale “cappella” per "mantello corto", venne esteso alle persone incaricate di custodire il mantello di san Martino, i cappellani, e all'oratorio reale, la cappella. Martino divenne cristiano e all’età di circa quarantanni, decise di lasciare l'esercito per impegnarsi contro l'eresia ariana. Frustato e cacciato prima dalla Francia, poi da Milano si recò  sull'Isola Gallinara ad Albenga, dove visse quattro anni in eremitaggio. Tornato a Poitiers grazie al rientro del vescovo cattolico, divenne monaco e fondò uno dei primi monasteri d'occidente.Nel 371 i cittadini di Tours lo vollero loro vescovo, anche se alcuni chierici avanzarono resistenze per il suo aspetto trasandato e le origini plebee. Martino, infatti,  continuò ad abitare nella sua semplice casa di monaco e proseguì la sua missione di propagatore della fede, dimostrando compassione e misericordia verso chiunque. Martino morì l'8 novembre 397 e fu sepolto l’11 novembre, data che è rimasta fino ad oggi quella a lui dedicata. Poiché il mese di Novembre è caratterizzato, nelle regioni in cui si produce vino, dall’assaggio del “novello” e cioè del primo vino maturato nell’annata, come ci ricorda  il proverbio "A San Martino ogni mosto diventa vino",  l’11 novembre è simbolicamente associato alla festa propiziatoria che è un'occasione di augurio e letizia. Quanto alla “festa dei cornuti”, anche qui c’è un nesso con le tradizioni popolari in quanto il periodo coincide con le fiere di bestiame dove sono presenti soprattutto animali con le corna che, secondo i più maliziosi, tenevano troppo occupati gli uomini e troppo poco occupate le donne lasciate da sole in casa o, semplicemente, è il momento in cui gli animali cornuti ovvero dotati di corna, vengono portati al mercato con il loro migliore aspetto: grassi, puliti e agghindati.

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