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SIGISMONDO CASTROMEDIANO: PATRIOTA E SALENTINO

In occasione dell’evento GRAN BALLO DEL DUCA, organizzato in onore di Sigismondo Castromediano, il 23 Settembre 2023, presso la sala teatro dell’ex convitto Palmieri, dal Russia Ballet Society Italia in collaborazione con il Corso di Danze storiche di Rita Cantoro, con il patrocinio    di Pro Loco Lecce APS, Provincia di Lecce e Salento D’Amare, sono lieta di pubblicare una breve sintesi della vita di questo nostro conterraneo dal nobile cuore a cui è dedicato il Museo provinciale di Lecce.  Il 20 gennaio del 1811, nasce a Cavallino, comune in provincia di Lecce, Sigismondo Castromediano, uomo colto, letterato liberale e patriota, sorretto da una potente fede religiosa e civile che lo aiuterà a sopportare stoicamente le durissime avversità che la sua tempra di combattente lo porterà ad affrontare. Di nobili origini (il padre, Domenico, era duca di Morciano e la madre, Teresa dei marchesi Balsamo, discendeva da un'antica e illustre famiglia di origine francone, scesa in Italia nel sec. XII), studiò nel collegio dei gesuiti di Lecce e tra il 1830 e il 1848, cominciò a dimostrare il proprio temperamento romantico, appassionato e legato alla causa italiana, scrivendo versi e novelle su temi patriottici, amorosi e religiosi ed effettuando ricerche di storia locale. Dopo la delusione in seguito a una brevissima esperienza di affiliato alla Giovine Italia nel 1842, partecipò con un lavoro sull'agricoltura e sulla pastorizia di Cavallino (Atti della Settima Adunanza degli Scienziati italianitenuta in Napoli dal 20 settembre al 5 ottobreMDCCCXLV, Napoli 1846, I, p. 541) al settimo congresso degli scienziati italiani, stringendo forti legami con i giovani cospiratori leccesi, intorno all’ Accademia Scipione Ammirato, sciolta dalla polizia. Dopo la concessione dello statuto da parte di Ferdinando II, si formò, a Lecce, il Circolo patriottico salentino, piccolo parlamento provinciale di circa settanta deputati, tra i quali Castromediano rappresentò il circondario di San Cesario. Il Circolo si proponeva un  programma di difesa della costituzione e di collaborazione con le autorità costituite. Presidente fu eletto B. Mazzarella e tra i quattro segretari, a Sigismondo Castromediano toccò di compilare bollettini,  circolari e proclami del Circolo, compreso quello del 9 luglio che apparve uno dei più infiammati e risultò determinante per la successiva incriminazione del suo autore che venne arrestato il 30 ottobre, non avendo voluto approfittare della possibilità di fuga offertagli dall'intendente De Caro. L'atto di accusa lo chiamò a rispondere di "cospirazione commessa in illecita associazione per più giorni dal 29 giugno 1848 in poi, ad oggetto di distruggere il Governo e di eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale". La Gran Corte speciale di Terra d'Otranto lo condannò a trenta anni di ferri e alla malleveria di 1.000 ducati per tre anni dopo espiata la pena. Cominciò così la sua dolorosa vicenda carceraria, che egli sopportò con stoicismo e dignità, esemplari per i compagni di pena, e che riferì nell'opera Carceri e galere politiche. Memorie (Lecce 1895). La sua carcerazione iniziò a Lecce, proseguì a Napoli e Procida dove riuscì a procurarsi le lettere di Gladstone sulle condizioni dei prigionieri di Nisida, ed eludendo la vigilanza, le spedì in plico aperto agli amici di Lecce. Il fondato sospetto che i detenuti politici delle diverse galere situate sulle isole del Golfo comunicassero tra loro e le voci su una loro possibile fuga, agevolata da complicità inglesi e garibaldine, indussero il governo a segregare, all'inizio del 1852, i più pericolosi di essi in carceri più isolate. Sigismondo Castromediano  venne assegnato al bagno "eccezionale" di Montefusco, sui monti dell'Avellinese, la più terribile galera del Regno, già chiusa nel 1845 perché troppo inumana, dove egli sperimentò le più dure pene materiali e psicologiche a cui non volle sottrarsi per impetrare una grazia disonorante. Nel  1858 la pena detentiva fu commutata in deportazione negli Stati Uniti d'America. Imbarcato a Pozzuoli, il 15 genn. 1859, restò coinvolto nell’ avventura, narrata diffusamente dal Settembrini nelle Ricordanze  e che terminò con lo sbarco a Queenstown, in Irlanda, il 6 marzo 1859. Rientrato a Torino si innamorò della diciottenne Adele Savio e iniziò una romantica amicizia sostenuta per circa trent'anni da un epistolario affettuoso. Si negò amore e matrimonio per l’evidente differenza di età, per restare libero da legami che frenassero la carriera politica e per il dissesto patrimoniale derivato dai lunghi anni di  reclusione. Per dignità ed orgoglio rifiutò sia  l'indennizzo stabilito nel 1860 dalla dittatura garibaldina a vantaggio dei danneggiati politici meridionali, sia il sussidio mensile assegnatogli nel 1863 dal ministero dell'Interno, sia un atto di liberalità reale del 1886. Eletto deputato nel 1861 al primo Parlamento nazionale sedette al centrodestra, sostenendo Cavour e Ricasoli. La sua presenza in Parlamento restò sempre legata alle esigenze della provincia di provenienza in quanto i suoi interventi mirarono a tutelare la tabacchicoltura e abolire  le deicme feudali . Consigliere e deputato provinciale dal 1869 al 1879, preposto alla Pubblica Istruzione, secolarizzò l'educandato femminile di Lecce e ne incrementò la Biblioteca provinciale. Per suo impulso fu fondato nel 1868, il Museo archeologico di Lecce di cui fu direttore e amministratore, a titolo gratuito. A partire dal 1880 il C. si ritirò nel suo castello semidiroccato di Cavallino dove si dedicò alla stesura definitiva delle sue Memorie che non riuscì a vedere interamente pubblicate perché premorì alla stampa del secondo volume, a Cavallino il 26 Agosto 1895.

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