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SPECCHIA e le "case a corte"

SPECCHIA e le "case a corte"
Il nome del paese deriva dal latino specula, luogo artificiosamente sollevato. Infatti trae origine dalle specchie, cumuli di pietra a forma conica che i Messapi utilizzavano come punto di avvistamento e difesa o come sistema di demarcazione territoriale. In alcuni documenti fino al XVIII secolo è riportato il nome di Specla Presbiterorum; secondo Mons. G. Ruotolo l'appellativo è dovuto al fatto che il paese appartenne in prevalenza a sacerdoti regolari e secolari. Nel Medioevo compare anche come Specla de Amygdalis, termine trasformato poi in Specchia Mendolia, con riferimento agli alberi di mandorlo molto diffusi nella zona. Da qui si collega anche la leggenda della fondazione di Specchia dalla matrona romana Lucrezia Amendolara. Situato nel basso Salento, a 53 km dal capoluogo provinciale, fa parte del club I borghi più belli d'Italia. Nel 2013 ha ricevuto il riconoscimento come "Gioiello d'Italia". Nel 2007 il comune è stato riconosciuto come migliore destinazione rurale emergente in Italia del Progetto Eden.
Il comune di Specchia, situato nell'entroterra del basso Salento a metà strada tra il mare Ionio e il mare Adriatico, sorge su una piccola altura ai piedi della Serra Magnone quasi completamente coltivata ad ulivi ed organizzata in terrazzamenti su muretti a secco di contenimento. Il territorio è caratterizzato dalle tipiche costruzioni rurali delle pajare.  La casa a corte si configura nel Salento come tipo di abitazione contadina, caratterizzata dalla presenza di uno spazio scoperto, comune o privato, munito di accesso verso la strada e intorno al quale si dispongono una o più unità abitative. Con ripetersi della stessa tipologia si definiscono impianti urbani ricorrenti nel territorio salentino
In origine, la casa a corte nasce da un cosiddetto modulo base costituito generalmente da un unico vano a pianta rettangolare che sviluppava una superficie di circa 7 m x 5 m, disposto centralmente all'interno di un lotto di 9 m x 36 m ed accostato tutto su di un lato del lotto stesso in modo da ottenere un corridoio di collegamento tra la corte antistante l'abitazione e il retrostante ortivo.
Gli spazi esterni, prevalgono su quelli interni. L'ortale era fondamentale per la coltivazione di quanto necessario alla famiglia e per depositare il letame degli animali che veniva utilizzato come concime. Ma è il cortile l'elemento principale della casa, concepito come spazio plurifunzionale, utilizzato come luogo di lavoro, deposito e magazzino, ricovero per gli animali da lavoro e soprattutto spazio di socializzazione, d'intrattenimento e di gioco.
Successivamente la casa a corte diviene "plurifamiliare"; nascono accanto alla cellula primaria una o più cellule secondarie, determinando così le strutture di corte a L, dove il lato corto raramente supera i tre metri, mentre quello lungo può raggiungere i 6-7 metri. Ciò è dovuto alla divisione del nucleo famigliare originario, in virtù di un regime patriarcale, il primo figlio maschio sposato trovava sistemazione in una nuova cellula abitativa che poteva essere costruita a fianco a quella paterna, all'interno della corte o a spese del giardinetto retrostante. Questa disposizione e struttura interna della casa era importante per il processo di socializzazione perché tutta la famiglia poteva convivere. Il padre e i nonni erano in continuo contatto con i figli e nipoti, passando il poco tempo libero, parlando e raccontando favole all'interno della corte per tramandare le tradizioni e gli aspetti della cultura popolare dell'epoca.
Il comune comprende anche la località di Cardigliano, un villaggio agricolo costruito in epoca fascista (1930) per la lavorazione del tabacco. La Masseria Cardigliano, meglio conosciuta come Borgo Cardigliano si trova ubicata sulla cresta di una serra. Il complesso, costruito nel 1930 dal Fascismo come masseria-villaggio per la produzione del tabacco, consiste di una serie di episodi organizzati per funzioni diverse. Le abitazioni degli addetti ai lavori fronteggiano i vani per la lavorazione del tabacco e definiscono insieme lo spazio ad uso collettivo, dove due fontane sono simbolo dell'Acquedotto Pugliese; agrumeti, orti e vigneti si estendono a sud-ovest in un sistema di terrazze chiuse; le stalle, i depositi e i magazzini chiudono a sud il complesso, che termina invece a nord con il prospetto scenografico della chiesa.
Specchia confina a nord con il comune di Miggiano, a est con il comune di Tricase, a sud con i comuni di Alessano, Presicce e Acquarica del Capo, a ovest con il comune di Ruffano. La posizione di predominio su di una collina, in un territorio piatto, e la lontananza dal mare (al riparo dalle scorrerie Saracene) determinarono una crescita esponenziale della popolazione nel Medioevo. Le notizie certe riguardanti l'insediamento abitativo di Specchia risalgono al periodo normanno e all'inizio dell'età feudale. Come tutti i paesi del Salento è stato possedimento feudale di numerose famiglie, a partire dal IX secolo, quando contadini e pastori occuparono questo luogo abbastanza elevato e lontano dal mare per ripararsi dalle frequenti scorrerie saracene. Nel 1189, Tancredi d'Altavilla, conte di Lecce, è incoronato a Palermo re di Sicilia. Con la venuta dei Normanni ha inizio l'era feudale per la Terra d'Otranto. Specchia entra a far parte della Contea di Lecce ma nel 1269, dopo la battaglia di Benevento Carlo d'Angiò concede a Rodolfo D'Alnay la Contea di Alessano comprendente anche Specchia. Nel   1414, la Regina Giovanna invia nel Salento un esercito e  la roccaforte di Specchia è cinta d'assedio, espugnata e distrutta. Di recente,  in seguito a lavori di scavo nel giardino adiacente la Chiesa di San Nicola, sono state rinvenute fosse comuni con scheletri di grande corporatura, forse appartenenti ai guerrieri uccisi durante l'assedio. Nel 1452, Raimondello del Balzo Orsini ottiene dal re di Napoli e di Sicilia, Alfonso I d'Aragona, di ripopolare Specchia. Vengono così riedificati il castello e le mura, e il borgo divenne sede preferita dai fuggiaschi dei centri costieri, terrorizzati dai Turchi dopo la loro presa di Otranto (1480).  Nel XVII secolo si rileva la presenza di una piccola comunità
ebraica, particolarmente importante perché in controtendenza rispetto al resto del Regno delle Due Sicilie in quanto detiene proprietà terriere e non dedita all'attività dell'usura e dunque esente da tasse regie.
Nel 1860, nel Regno di Napoli si svolge il Plebiscito che sancisce l’annessione di Specchia  al Regno d'Italia. Da vedere Castello Risolo, situato nel cuore del centro storico: è una costruzione cinquecentesca che in virtù della posizione strategica, fu occupata sin dall'età medievale da un castello. Tutt'intorno, una possente cinta muraria proteggeva il piccolo abitato.
I frantoi ipogei costituiscono una monumentale testimonianza di architettura industriale e della vita sociale ed economica del Salento tra XV e XIX secolo. Queste grandi strutture ipogee furono realizzate sotto il livello del suolo per molteplici motivi. Tra i principali: la minore spesa dello scavo nel banco roccioso rispetto alla costruzione in alzato; la temperatura dell'ambiente sempre tiepida onde evitare la solidificazione dell'olio; la facilità dello scarico della materia prima in apposite aperture in superficie. Riqualificati negli ultimi anni, alcuni dei numerosi frantoi ipogei posti al di sotto delle stradine del centro storico, sono stati resi fruibili al pubblico. All'interno è possibile ancora ammirare le grandi macine in pietra, un tempo azionate dall'uomo o da una mula, i numerosi torchi per la spremitura, le vasche per la decantazione e di raccolta.

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